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CRISTINA ROCCATI
La donna che osò studiare fisica

Cristina Roccati “Osò studiare”, perché all’epoca, che da un piccolo paese, Rovigo, che nel ‘700 contava su una popolazione di all’incirca 5 mila abitanti e su un’economia non certo tra le più fiorenti, una ragazza di appena 15 anni partisse per Bologna per studiarvi all’Università era cosa mai vista. E ancora più incomprensibile, e forse scandaloso, parve l’oggetto dei suoi studi: materie che esulavano dalle competenze proprie “delle donne”, sottolinea la curatrice.

Anche se si era nel secolo dei Lumi, le università continuavano a essere palestra esclusiva per maschi benestanti. Al mondo, solo due donne avevano, all’epoca, raggiunto la laurea: Elena Cornaro Piscopia (1646-1684) e Laura Bassi (1711-1778), la prima all’Università di Padova, la seconda nell’Ateneo bolognese.

E fu a quest’ultima che, nel 1747, a soli 15 anni, si rivolse Cristina. Giunse a Bologna scortata da una zia e dal suo maestro di casa, per studiare logica, filosofia, meteorologia, geometria e fisica, prima studentessa “fuori sede” della storia. Il padre, con una decisione anch’essa controcorrente, aveva puntato su di lei anziché sul fratello.

“In un mondo senza donne come quello della scienza dell’epoca – afferma la curatrice, professoressa Elena Canadelli – la Roccati si laureò nel 1751, appena diciannovenne, e l’anno successivo si trasferì a Padova per continuare la sua formazione con lo studio dell’astronomia e della fisica di Newton.

La sua carriera era in realtà iniziata dalla poesia erudita e d’occasione, composta per esempio per le nozze di personalità di spicco, un’attività che l’aveva fatta apprezzare non solo nella sua città natale, ma anche a Bologna e in altre accademie d’Italia.

Amica dell’influente letterato rodigino Girolamo Silvestri, fu accolta nell’Accademia dei Concordi di Rovigo, importante cenacolo culturale e scientifico del tempo. Costretta a lasciare Padova già nel 1752, a causa dello scandalo finanziario in cui era stato coinvolto il padre, la giovane Roccati si dedicò da quel momento all’insegnamento della fisica nella sua città natale, rivolgendosi principalmente ai membri dell’Accademia dei Concordi, che nel 1754 la nominarono, non senza proteste e persino dimissioni polemiche, loro “Principe”.

“Dopo le vivaci esperienze a Bologna e Padova, la vita di Cristina Roccati trascorse sempre a Rovigo, dove portò la scienza galileiana e la fisica newtoniana, in lezioni che ci sono pervenute fino ad oggi e che ci restituiscono uno spaccato della scienza e della società del tempo”, anticipa ancora la curatrice.

“Come per molte donne dell’epoca, dopo la sua morte un velo si è posato sulla sua vita e sulla sua opera, un velo che la mostra a Palazzo Roncale vuole sollevare per ripercorrere attraverso di lei i rapporti tra la scienza, la società e il ruolo delle donne nel secolo dei Lumi.

“La mostra restituisce la voce a una delle protagoniste di questa elettrizzante stagione della scienza, attraverso un percorso espositivo incentrato sulla riscoperta di questa figura dimenticata. Verranno raccontati anche alcuni aspetti storici e scientifici del Settecento, il secolo della ragione e dell’Encyclopédie, di Voltaire e della Rivoluzione francese, ma anche della diffusione delle teorie di Newton tra i non addetti ai lavori e della meraviglia suscitata da fenomeni naturali come l’elettricità.

Negli anni della Roccati, la moda degli spettacoli di elettricità e di dimostrazioni sperimentali conquistò nobili e accademici in cerca di fama e notorietà, animando le serate di corti e salotti, mentre si moltiplicavano i primi libri di divulgazione scientifica, come Il Newtonianesimo per le dame (1737) dello scrittore di origini veneziane Francesco Algarotti o le Lezioni di fisica sperimentale (1743-48) del francese Jean Antoine Nollet”.

Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo +39 049 663499

 

 


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